Uno dei miei desideri più grandi, da quando avevo circa 12 anni, è sempre stato quello di assistere ad un concerto di Lisa Stansfield, ma per vari motivi, soprattutto legati alla scarsità di informazioni (allora internet non era popolare come oggi), non ne avevo avuto la possibilità. All’improvviso, nel 2002, accadde una sorta di miracolo, in seguito alla pubblicazione dell’album Face Up, Lisa decise di fare un tour europeo che avrebbe toccato anche il mio paese, l’Italia, e addirittura la mia città, Genova, la quale storicamente non ospita artisti internazionali a causa della mancanza di strutture idonee. In ogni caso notai con dispiacere, nelle settimane successive, che il concerto non stava avendo molto pubblicità e questo nonostante gli organizzatori avessero scelto Lisa per offrire alla città un evento di alto livello proprio il giorno dell’inaugurazione dell’Arena in cui si sarebbe esibita.
Personalmente feci davvero fatica a credere ai miei occhi ogni volta che per la strada vedevo un manifesto che annunciava il concerto di Lisa, all’inizio mi sembrava quasi uno scherzo, eppure era la verità ed anni ed anni di fedele ammirazione per la regina bianca del soul mi stavano finalmente premiando. Nel giro di due giorni mi procurai il biglietto, ovviamente nel settore migliore, e nelle settimane successive restai molto sereno nell’attesa dell’evento.
La sera del concerto arrivai all’Arena del Mare con molto anticipo, partecipai alla serata da solo, non avevo amici o parenti con me, ma forse era stata anche una scelta inconscia nel tentativo di godermi quel momento unico ed assaporarne in modo molto intimo le emozioni.
Il colpo d'occhio ambientale fu straordinario, con le navi in arrivo e in partenza che parevano volessero partecipare allo spettacolo, si perché il luogo del concerto altro non era che un teatro all’aperto con 1400 posti a sedere, posto al centro del porto della mia città, la quale, la sera, offre un mix di luci e fascino ineguagliabili.
Dopo un’attesa nemmeno troppo lunga, una volta che il sole era calato, ecco finalmente lo spettacolo iniziare: ricordo l’emozione di vedere Lisa Stansfield a pochi metri da me, dopo che per anni avevo ascoltato la sua musica senza mai lontanamente pensare che un giorno avrei potuto ammirarla da così vicino. Ma quella sera era lì, fisico minuto, capelli corti, jeans a vita bassa e bolerino neri, pronta a regalare al pubblico una serata di grande musica.
Il concerto, canzone dopo canzone, procedeva nel migliore dei modi, ma ad un certo punto Lisa cercò di caricare un po’ il pubblico, forse un po’ troppo distinto e pacato, e quindi pronunciò in un ottimo italiano una frase che ricordo come se fosse ora “Non siate timidi, questa è una festa, non è un concerto!”.
Io ed altre persone allora ci alzammo ed andammo sotto il palco, non preoccupandoci di quello che sarebbe potuto accadere alle nostre spalle e fu proprio lì che la serata per me decollò definitivamente. Con i gomiti ormai appoggiati sul palcoscenico, fui sempre più incredulo nel poter vedere Lisa a meno di un metro da me, ne approfittai per scattare delle foto furtive (la metà delle quali purtroppo risultarono in seguito sfuocate o buie) e toccai il cielo con un dito quando lei diede la mano a tutti noi che saltavamo e cantavamo in primissima fila.
Alla fine furono diciotto i pezzi in scaletta (bis compresi), con in evidenza i brani del nuovo album ed alcuni grandi successi, per un totale di circa un’ora e mezza di concerto. Qualche timida richiesta di un bis ulteriore da parte del nostro gruppetto di fan. Ma subito partì il nastro della musica registrata, si accesero le luci…fine.
Una volta uscito dall’Arena, volli sfidare ancora la fortuna e tentai di strappare autografo e foto ricordo da Lisa, ma ricordo che per un disguido arrivai in ritardo nel luogo dove si poteva incontrare tutta la band e purtroppo restai a bocca asciutta.
Ma in fondo non ci restai male, me ne tornai verso casa con la consapevolezza di aver realizzato un sogno anche più grande di quello che avevo immaginato da ragazzino e, a 25 anni, pur essendo già lontani gli anni dell’infanzia, capii che non è mai troppo tardi per continuare a coltivare quelle passioni che ogni giorno possono trasformare la nostra vita in qualcosa di meraviglioso.