Recensione a cura di: Alex Bettucchi - Giugno 2019
Come da previsioni Deeper sbarca sul mercato musicale il 6 aprile del 2018 su etichetta earMUSIC ed è composto da tredici canzoni di cui dodici inediti e una cover. Copertina sobria e affascinante, non si discosta troppo dalla tradizione della cantante e ricalca in linea di massima lo stile grafico utilizzato già da qualche tempo per la campagna pubblicitaria dell’album. Alla produzione, come già detto, è confermata la coppia Ian Devaney-Snowboy, le registrazioni sono state eseguite a Rochdale, Londra e in più location degli USA. Ad aprire la tracklist è Everything, canzone che per prima si è svelata al pubblico come singolo airplay e che restituisce ai fans di Lisa sonorità familiari. Un orecchio attento potrebbe, infatti, ritrovare affinità strette con i brani contenuti in Face Up del 2001, in special modo con Can’t wait to e I’ve got something better. Twisted è uno dei pezzi più ambiziosi dell’album, in pratica un intreccio di tre stili differenti collegati tra loro da una sezione ritmica di livello eccellente che riesce a tenere alta l’attenzione anche durante passaggi non sempre orecchiabili.
L’intro di Desire fa pensare a una classica ballata, ma dopo mezzo minuto parte un ritmo incalzante degno del sound dei Coldcut in People hold on e This is the right time seppur con un suono più moderno e avvolgente. La quarta traccia è Billionaire, primo singolo ufficiale: testo prevedibile che gioca sulla metafora delle mille promesse fatte nei rapporti di coppia che spesso non sfociano in un amore vero e sincero. Il pezzo non ne esce ridimensionato, questo grazie a un arrangiamento molto orchestrale in cui la Stansfield utilizza la voce in modo atipico, quasi vibrato, compensato dall’ampio uso di riverbero in fase di produzione. Con Come up for air si ritorna alle atmosfere soft-soul del più classico del Lisa-Style, addirittura c’è un sottile richiamo al mondo dei Blue Zone. L’arrangiamento è fresco e la regia alle percussioni da parte di Snowboy si fa sentire.
Parlando di Love of my life occorre ricordare che in alcuni album di Lisa compare almeno un brano in cui il basso suonato in stile “slapping” gli conferisce un’atmosfera sinistra: era successo ad esempio con Poison e con Love can ed è accaduto ancora. In questo caso le ambizioni sono più alte, la canzone è particolarmente curata e ricca di contaminazioni anche se si ha la sensazione che il pezzo non evolva mai del tutto. Ascoltando il vibrafono di Never Ever si potrebbe pensare «E’ tornato Andy Morris!», invece non è così ma il sound è quello che più di ogni altro farà felice i fans storici della Stansfield. Gli ingredienti ci sono tutti. C’è la dance, ci sono i cori in falsetto, ci sono gli archi e c’è l’immancabile basso anni 80.
Hercules è un insolito brano rock dalle atmosfere western, davvero lontano dalle corde soul della Stansfield, ma non bisogna dimenticare il recente esperimento di Picket fence che in parte lo ricorda. Chitarre incalzanti e vocalizzi presenti in abbondanza completano questo esperimento che raggiunge il podio dei brani più ambiziosi e che non mancherà di dividere i giudizi. La nona canzone è Hole in my heart, forse l’unica che davvero è destinata a rimanere nell’anonimato se non per lo zoccolo duro dei fans aggrappati all’ennesima ballata romantica e scontata. Atmosfere retrò e arrangiamento ridotto all’osso accompagnano una parte vocale singhiozzante e tremolante (ancora una volta non si capisce se si tratta di una scelta stilistica voluta). Anche Just can’t help myself propone una Stansfield dalla voce insolitamente intermittente, l’arrangiamento ricorda da vicino una sorta di marcia militare velocizzata tipica dei primi anni 2000 in ambito R&B. Questa volta il mix vocale e strumentale non sembra molto armonico e l’abbinamento potrebbe risultare un po’ forzato.
La title-track Deeper ci riporta in un terreno molto favorevole alla Stansfield, forse proprio in quello a lei più congeniale. In quest’ambito Lisa offre il suo meglio, white soul allo stato puro, classica ballata in mid-tempo accompagnata da archi e basso che hanno fatto la storia della cantante. Il disco si avvicina al gran finale con Butterflies, funk allo stato puro in stile James Brown, coadiuvato però da percussioni elettroniche. C’è una sensazione di incompletezza in questo brano: pur scorrendo via in modo veloce e coinvolgente pare mancare di cura negli spazi lasciati vuoti dalla musica. L’album ci congeda con la splendida cover di Ghetto Heaven, la vera perla di questo disco. Il brano, che racconta la vita difficile dei neri nei ghetti alle prese con l’emarginazione e con il fenomeno della tossicodipendenza, fu in origine pubblicato dalla Family stand nel 1989 all’interno di Chain, ma il vero successo lo raggiunse nel 1990 dopo che Nellee Hooper & Jazzy B dei Soul II Soul ne realizzarono un remix che trasformò una traccia Hip pop in una R&B di grande appeal. Il lavoro della Stansfield va considerato un’evoluzione di questo stesso remix: atmosfere soft, archi, tastiere, tromba, cori e basso regalano all’ascoltatore un momento davvero prezioso di Deeper, all’interno del quale Lisa è davvero a suo agio.
A quattro anni di distanza da Seven, la Stansfield riesce con Deeper ad alzare la qualità della sua produzione. Il disco abbraccia in un colpo solo ognuna delle atmosfere esplorate da Lisa durante la sua carriera cercando di contaminarle con un pizzico di modernità, il tutto per la gioia dei suoi fans, in genere un pubblico restìo alle novità e a tutto ciò che si allontana dal soul. Come spesso accaduto in passato, un contributo esterno alla produzione del disco (Snowboy nda) aiuta i due ex Blue Zone a uscire dal limitato recinto delle loro sonorità e c’è da augurarsi che questo tipo di scelta abbia un seguito. Di fondo però c’è il tentativo di restare ancorati con forza al tradizionale mondo soul (salvo poche eccezioni) e questo rappresenta paradossalmente l’unico piccolo tallone d’Achille di Deeper, poiché diventa il naturale impedimento a trovare in esso l’acuto o la hit in grado di immortalare l’album nell’immaginario collettivo.
Note alle varie edizioni
In Giappone l’album viene pubblicato con un’importante differenza: oltre al CD classico è presente un secondo disco contenente otto brani dal vivo tratti dal precedente Live in Manchester. Il 26 ottobre 2018 vede la luce Deeper Deluxe Edition, una versione espansa dell’album standard che però di realmente nuovo non offre nulla. Anche in questo caso è incluso un secondo CD, il quale presenta sostanzialmente una lunga serie di remix e di tracce live con l’aggiunta di una nuova versione di There goes my heart che viene proposta come una sorta di semi-inedito.
Singoli estratti dall'album
Videoclips
- Billionaire
- Never ever
Per ulteriori informazioni in merito alla cronologia dei videoclips visitare l'apposita sezione.